Chi siamo

CHI SIAMO

La cantina si erge nell’area della Puglia Sveva che intreccia la propria storia con quella del Puer Apuliae, Federico II di Svevia, a questa terra profondamente legato e ribattezzato dai suoi contemporanei Stupor mundi. Figlio dell’Imperatore Enrico IV e di Costanza d’Altavilla emanò leggi, costruì mura e castelli nella Puglia Sveva. Castel del Monte, il più famoso ottagono italiano, oggi patrimonio dell’Umanità, domina la Puglia e affascina il mondo intero. Una testimonianza della nostra civilizzazione millenaria. La modernizzazione della nostra cultura del vino, si deve all’innovativo riformatore agrario Giulio Bucci, un protagonista del periodo post-unificazione dell’Italia. Costruì la prima bottaia monumentale dell’Italia post-risorgimentale situata a Minervino Murge. Esportò i suoi vini nella regione del Bordeaux in Francia, ricevendo numerose medaglie d’oro all’Esposizione Universale di Torino del 1884. In questo contesto di antiche tradizioni enologiche nasce l’azienda agricola Tor de’ Falchi, fondata nel 1990 da Donato di Gaetano e creatore del marchio Mirvita Opificium ArteVino dell'Azienda Agricola Tor de' Falchi.

Tor de’ Falchi sin dall’inizio si è concentrata sulla riscoperta dei vitigni autoctoni quali il Nero di Troia, il Bombino Nero, il Moscato bianco Reale, l’Aglianico, il Montepulciano e il Fiano, che riprendono vita sotto un’attentissima e dettagliata cura dei singoli ceppi e delle loro inclinazioni. I vigneti si sviluppano su una superficie di circa 11 ettari ad un altitudine media di circa 240 metri s.l.m., incorniciati nel paesaggio rurale incontaminato che dal Monte Vulture, attraversando le dolci colline del Parco Nazionale dell’Alta Murgia, degradano verso il mare. Antichi terreni calcarei e rocciosi, esposizione solare ottimale, escursioni termiche giornaliere uniti a logistica, infrastrutture efficienti e innovazione tecnologica determinano il salto di qualità della produzione.

Visitare la cantina, ascoltarne sogni, progetti e fondamenta, vuol dire avere la consapevolezza degli ori delle proprie terre, spesso dimenticate, che riemergono, a vita nuova, ridiventando polo di interesse e di fascino.
È scoprire il Santuario dedicato alle botti, immerso in luci che si penetrano negli archi tufacei e in una musica che riconcilia con una pace ritrovata all’interno. Tra legni che serbano oro e tra myricae che raccontano la storia, quella secolare del nostro mondo di vino.
Conoscere Mirvita vuol dire tastare con i sensi e con il tatto le radici del terreno. In senso stretto. Tre grandi finestre incorniciano sei metri di terreno a cielo aperto in cui le stratificazioni argillose, sabbiose e calcaree si susseguono e si alternano creando
un quadro naturale. Quello che noi non riusciamo a vedere ma che ci rende retti e fieri sulla strada della nostra vita.